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    • #3905
      Francesco Bravin
      Amministratore del forum

      Nella Redazione di ANPIA ci chiedevamo quale fosse la soluzione più opportuna da adottare nelle comunicazioni, in riferimento all’inclusività di genere. La questione è al centro di un dibattito attualissimo e, riteniamo, ancora aperto. Ci si aprono diverse possibilità, ognuna con i suoi pro e contro, e ci piacerebbe coinvolgere nella discussione tutta l’associazione. Vediamo le opzioni principali:
      1. “alla vecchia maniera”: in italiano il maschile assolve anche alla funzione di “neutro” e, come genere non marcato, può includere anche il femminile; quindi ad esempio se dico “tutti i gatti”, comprende anche le gatte, mentre se dico “tutte le gatte” sto di fatto escludendo i gatti maschi. Questa opzione è da un lato molto semplice, ma dall’altro non raccoglie la questione dell’inclusività di genere.
      2. “slash”: come nella più pura tradizione burocratica, si può optare per l’uso dello slash per alternare le desinenze maschili e femminili; quindi ad esempio: “tutti/e i/le gatti/e”. Questa opzione è sicuramente pratica nel meraviglioso mondo della burocrazia, ma appare poco leggibile in un testo discorsivo.
      3. “inclusività esplicita”: si può semplicemente esprimere l’inclusività con la menzione esplicita di entrambi i generi grammaticali, proprio come quando si dice “signore e signori”; quindi ad esempio “tutti i gatti e le gatte”. Questa appare una soluzione per certi versi elegante, ma che rischia di appesantire un testo di una certa estensione.
      4. “asterisco”: celebre soluzione che finora ha riscosso grande successo, prevede di sostituire le desinenze di genere con un inclusivo asterisco; quindi ad esempio “tutt* i/le gatt*”. Anche se apparentemente è semplice e immediata, questa opzione presenta tuttavia dei limiti: in primo luogo non si adatta bene agli articoli (es: i/le), e poi ha il difetto di essere difficilmente leggibile (come si pronuncia un asterisco?).
      5. “schwa”: una delle proposte più recenti, che potremmo vedere come una rielaborazione di quella precedente, dove però al posto dell’asterisco si userebbe uno “schwa” [ə], cioè un segno grafico preso dalla fonetica che indica una vocale breve di timbro indistinto. Quindi per esempio “tuttə ə gattə”. Lo schwa, pur non essendo presente nell’italiano standard, lo è in molte lingue regionali italiane e perciò si ritiene che possa risultare più pronunciabile rispetto all’asterisco. Resta il fatto che non è presente nelle tastiere dei computer e quindi non ha l’immediatezza dell’asterisco in fase di scrittura.

      Queste sono le soluzioni principali che abbiamo individuato. Che ne pensate? Ritenete che una di queste soluzioni sia preferibile alla altre? oppure, volete proporre altre possibilità alle quali non abbiamo ancora pensato?

      Fuoco alle polveri!

    • #3908
      Vanessa Vidano
      Amministratore del forum

      Io propongo una via di mezzo che potrebbe agevolare nella lettura: usare una sola volta all’inizio del testo (o per la lunghezza del primo paragrafo) l’opzione che più ci convince fra le 5 proposte (personalmente io sono per la 2). Poi dal secondo paragrafo in avanti usare il maschile come genere neutro.
      VV

    • #5373

      Ben trovati e ottimo porsi questa questione. Io sarei per calibrare dalla 1 alla 3 a seconda della situazione. Baci

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