Ha già compiuto tre anni l’Associazione Nazionale Professionale di Antropologia ANPIA.

Un lavoro quotidiano degli antropologi che si confrontano, discutono e agiscono per farsi strada nel mondo del lavoro.

Facciamo il punto con il Presidente di ANPIA, Ivan Severi per conoscere meglio l’associazione, i traguardi e i prossimi obiettivi

A tre anni dalla fondazione di ANPIA, quali traguardi ha raggiunto l’associazione?
ANPIA nei primi tre anni di vita ha affrontato e vinto alcune sfide che non erano affatto scontate. Innanzitutto è riuscita a intercettare persone che, terminata la laurea e usciti dall’ambito accademico, non avevano contatti con il mondo dell’antropologia. La costruzione della professione passa anche attraverso l’auto-percezione del fare parte di una comunità di intenti, anche se non sempre chi si avvicina all’associazione ha ben chiaro quali siano i suoi obiettivi. In secondo luogo abbiamo costruito una nostra credibilità come interlocutori nel contesto dell’antropologia italiana, e proprio in questi mesi stiamo discutendo delle strategie necessarie per estenderla ad un ambito più ampio, sia privato che istituzionale.

In che modo?
A questo scopo molti sforzi sono stati dedicati alla costruzione di un sistema articolato di comunicazione (che è sempre mancato all’antropologia italiana) e alla regolamentazione dell’associazione al suo interno, in particolare attraverso le commissioni, che hanno come obiettivo la definizione dei profili degli antropologi professionisti negli specifici ambiti di intervento. Questo tipo di lavoro, anche se forse un po’ invisibile dall’esterno, era necessario a costruire una struttura all’associazione che potrà rendere più facile la vita a chi vi si impegnerà negli anni a venire, in particolare dopo l’accreditamento al MISE.

A cosa serve l’accreditamento al Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) e a che punto è?
L’accreditamento al MISE per noi costituisce un passaggio cruciale in termini di legittimazione e riconoscibilità, per questo motivo abbiamo approfittato di questa fase preparatoria per lavorare molto in back-office. L’adempimento delle operazioni burocratiche necessarie per presentare domanda al ministero ha richiesto più tempo del previsto. In questo momento tutto è nelle sue mani, non possiamo che attendere fiduciosi!

Cosa potrà fare ANPIA una volta accreditata al MISE?
L’accreditamento costituisce un passaggio importante per la nostra capacità di dialogo, contrattazione e lobbying nei confronti di istituzioni, soggetti pubblici e privati.
Sarà una garanzia di credibilità per l’associazione tutta nella sua attività politica e per i singoli soci nei confronti dei committenti. Questo ci ripagherà anche dello sforzo fatto affinché le forze rimanessero compatte e il percorso degli antropologi italiani verso la professionalizzazione seguisse un unico percorso in modo unitario

Di quali tutele hanno bisogno gli antropologi come professionisti?
Gli antropologi necessitano delle stesse tutele di cui dispongono tutti gli altri professionisti, con l’aggiunta del problema dello scarso riconoscimento che li porta, ad esempio, ad essere esclusi dalla gran parte dei bandi pubblici che tengono invece in considerazione tutti gli altri scienziati sociali (si veda il recente caso del concorso per diventare navigator). ANPIA dovrà stringere contatti con professionisti in grado di supportare il lavoro dei soci, dal punto di vista fiscale, della consulenza lavorativa, in termini di supporto alla progettazione. Un campo a sé è costituito dalla tutela legale, occorrerà uno sforzo da parte di tutti per delineare un modo per continuare a utilizzare il metodo etnografico alla luce dell’evolversi dell’idea di privacy e della gestione sempre più complessa di dati e materiali sensibili.

Cosa si aspettano i soci quando si iscrivono?
Su questo piano si gioca anche una sfida dal punto di vista della comunicazione, ci è capitato che alcuni neo-soci pensassero che compito dell’associazione era creare lavoro. La nostra avanguardia nel mercato lavorativo sono i soci stessi, sono loro ad avere la possibilità e il dovere di crearsi una credibilità nei vari ambiti che possa poi essere tradotta in una figura da diffondere. L’associazione può lavorare da supporto e con lo scopo di rimuovere limitazioni, attenuare svantaggi, fornire consulenza, cercare convenzioni, aprire canali di comunicazione, deve costituisce l’ente politico in grado di portare avanti istanze collettive. Tutto questo potrà succedere grazie all’impegno diretto e attivi di tutti i soci, per questo motivo associarsi non è sufficiente, le forze dell’associazione sono quelle dei suoi soci, è fondamentale che tutti si mobilitino.

Quanto è importante la partecipazione alle Commissioni?
Le Commissioni costituiscono al momento gli ambiti tematici in cui professionisti che hanno maturato esperienza in un determinato contesto possono incontrarsi, confrontarsi e costruire gli strumenti dei profili professionali. I profili per noi costituiscono aspetti fondamentali, sono le nostre armi per aprire fronti di contrattazione e devono essere fatti nella maniera più accurata possibile. Dobbiamo avere ben chiaro con che livello di preparazione, che anzianità lavorativa, che competenze si può operare a livelli diversi di ogni ambito. Questo ovviamente si deve accompagnare a una riflessione sui ruoli che è possibile ricoprire e sui compensi per cui bisogna battersi.

Dopo il Convegno SIAA e il World Anthropology Day, qual è il prossimo appuntamento con i soci?
Il prossimo appuntamento sarà l’Assemblea dei Soci che si svolgerà il 6 e 7 aprile a Roma e con il programma più ricco mai avuto finora. Durante l’assemblea si affronteranno proprio i temi della possibilità di intervento di ANPIA in termini politici e di lobbying (anche attraverso le esperienze delle Commissioni e dei soci collettivi che operano nei vari territori), avremo un confronto con i soci recentemente assunti come funzionari demoetnoantropologi presso il MIBAC, ci occuperemo di antropologia in ambito sanitario e della formazione antropologica rivolta ad altri professionisti (troppo spesso svolta in maniera impropria da non antropologi). Tutti gli interessati e le interessate sono i/le benvenuti/e per avere un assaggio del nostro modo di lavorare e partecipare al dibattito su temi troppo spesso trascurati dalla disciplina.

 

 

 

 

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