​Profilazione professionale: il sistema ANPIA dei profili specialistici dell’antropologo/a

La possibilità di seguire un percorso che passi attraverso progressivi livelli di autonomia nello svolgimento di compiti specifici, caratterizzanti ambiti specifici, si regge sull’esistenza di un profilo condiviso e riconosciuto. Non solo, la costruzione di una progressione di carriera è l’elemento chiave dell’interpretazione delle possibili articolazioni di libertà d’azione e responsabilità; è quello che consente di definire chi debba ricevere indicazioni da chi e chi lavori sotto la diretta responsabilità di chi altro. Qualsiasi riflessione sui possibili compensi di una mansione o delle tariffe da applicare a singole azioni compiute da un professionista derivano da questa classificazione. Professionisti di maggior preparazione e competenze (inerenti all’ambito specifico di intervento) saranno legittimati a ottenere compensi idonei alla loro professionalità. (I. Severi, Prefazione, in M. Castaldo, M.C. Segneri (a cura di), Antropologhe in cors(i)a. La professione dell’antropologo medico nella sanità pubblica italiana, Licosia Edizioni, Collana Contaminazioni, Ogliastro Cilento, 2022, pag. 10).

Dal 2019 ANPIA ha affidato all’instructional designer Antonio Saponaro lo studio e la costruzione dei profili professionali degli associati che lavorano nei nove ambiti identificati dall’Associazione al momento della propria fondazione: 1. Migrazioni e mobilità; 2. Pratiche e politiche sanitarie; 3. Beni culturali e patrimonio; 4. Cooperazione internazionale; 5. Scuola, formazione, educazione; 6. Lavoro e impresa; 7. Città, spazio e territorio; 8. Ambiente; 9. Welfare. Si tratta di profili specialistici con una base comune che si differenzia nel dettagliano delle performance lavorative realizzate in ogni specifico campo.

Ad oggi, sono state identificate cinque Unità di competenza (dalla A alla D) che sono alla base del “sistema ANPIA dei profili”.

Queste cinque Unità di competenza hanno dato vita alla Matrice “competenze-performance lavorative” sulla base di una metodologia di lavoro che ha previsto tre fasi: 

  1. Individuazione delle Unità di competenza del sistema ANPIA comuni a tutti i profili;
  2. Compilazione della Matrice competenze-performance lavorative;
  3. Compilazione del profilo specialistico.

La ricostruzione dei profili professionali degli associati tiene conto della Classificazione delle Professioni (CP2011), una tassonomia basata sugli standard internazionali definiti dall’International Labour Organization, dove la professione degli antropologi è identificata come 2.5.3.2.2 – Antropologi. Le professioni comprese in questa unità studiano i caratteri morfologici e le attitudini della specie umana nel corso dei processi evolutivi e del presente, l’origine e l’evoluzione della cultura, dei costumi e del modo di vita dei popoli, del loro agire collettivo e delle strutture sociali che li hanno caratterizzati (Fonte: INAPP).

La compilazione dei profili specialistici avviene mediante interviste agli associati, a stakeholder e a committenti o datori di lavoro (quest’ultimo soggetto dal 2024).

L’obiettivo di questo lavoro consiste nel registrare il maggior numero di performance lavorative che i nostri associati realizzano presso i rispettivi settori lavorativi, al fine di produrre una fotografia che sia il più realistica possibile rispetto alle attività effettuate, richieste e remunerate. Studiare la relazione esistente oggi tra l’offerta di lavoro antropologico, la domanda di lavoro antropologico e il compenso riconosciuto è importante a vari livelli: 

  1. Politico – per agire a livello istituzionale e far ampliare l’attuale profilo 2.5.3.2.2 – Antropologi inserito nella Classificazione delle Professioni (CP2011), chiedendo che esso sia tenuto in considerazione all’interno dei bandi pubblici ove tale profilo può essere inserito per competenza;
  2. Lavorativo – per mostrare ai committenti e ai datori di lavoro “cosa” può realizzare un antropologo/a e “come” concretizza il proprio operato;
  3. Economico – per associare ogni performance lavorativa ad uno specifico valore economico;
  4. Comunicativo – per intervenire su retoriche e immaginari riduttivi e negativi per l’antropologia applicata e la professione dell’antropologo/a esercitata in settori extra accademici.

Guarda il video sul lavoro associativo della profilazione professionale (riservato ai soci)

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