ANPIA – Associazione Nazionale Professionale Italiana di Antropologia

via Milazzo 8, 40121 Bologna (BO)

Codice Deontologico

Queste linee guida sono state sviluppate appositamente per l’attività delle antropologhe e degli antropologi[1] in ambito professionale. Un antropologo professionale è appositamente preparato e formato all’applicazione delle proprie conoscenze specialistiche e delle proprie capacità di ricerca, analisi e problem solving in ambiti connessi alle attività e al benessere delle società umane. La denominazione “antropologia professionale” individua professionisti a tempo pieno che lavorano per diversi committenti come, ad esempio, organizzazioni operanti nell’ambito dei servizi sociali o del terzo settore, agenzie governative e non, attori pubblici e privati. Questa definizione include, ad esempio ma non a titolo esaustivo, anche lavoratori a tempo parziale, antropologi che solitamente operano in ambiti diversi e occasionalmente svolgono incarichi professionali volti alla conoscenza dei problemi delle comunità e delle società, prospettando una o più soluzioni possibili. Include inoltre antropologi che svolgono esclusivamente, a tempo parziale o totale, la propria attività professionale presso pubbliche amministrazioni (ospedali, Asl, etc.) e che non operano, se non occasionalmente, in ambito accademico.

Il lavoro dell’antropologo professionale include la ricerca applicata, la progettazione e realizzazione di programmi di sviluppo e cooperazione, ruoli di tutela, difesa legale, supporto e consulenza e attività connesse alla comunicazione e divulgazione del sapere antropologico. Queste linee guida si basano sul riconoscimento del fatto che spesso l’antropologo professionale si trova coinvolto in ricerche strategiche, politicamente connotate e che coinvolgono gli interessi di persone e gruppi talvolta in conflitto. Nessun modello di codice o di linee guida sarà in grado di anticipare le circostanze uniche nelle quali il professionista si troverà ad operare. L’antropologo professionale deve essere disposto a fare scelte eticamente attente e preparato a difenderle, argomentando le considerazioni, le assunzioni, le ipotesi e i fatti che l’hanno guidato in tale senso e deve essere, allo stesso tempo, pronto a rispondere delle conseguenze. Queste linee guida si indirizzano quindi ai contesti, alle priorità e alle relazioni che possono essere prese in considerazione in termini generali in merito all’etica della pratica antropologica.

1) Rifiuto dell’arrecare danno e rispetto dei diritti umani

La nostra prima responsabilità in quanto antropologi professionali è quella di non arrecare danno ai nostri interlocutori e, al contrario, lavorare al miglioramento delle situazioni in cui siamo chiamati ad intervenire nel pieno rispetto dell’interesse dei soggetti coinvolti. In questo senso, il nostro impegno va nella direzione del rispetto e della promozione del benessere e dei diritti umani, assunti in chiave antropologica, delle persone e dei gruppi coinvolti nelle nostre attività e del rifiuto di ogni forma di discriminazione. Ci rendiamo conto che molte situazioni coinvolgono interessi in conflitto tra loro: è nostra precisa responsabilità etica tenere in considerazione, per quanto possibile, tutte le informazioni riguardanti gli impatti reali e potenziali della nostra attività e identificare, durante il nostro processo decisionale, i soggetti sui quali potrebbero incidere. E’ nostra responsabilità fare in modo che le opinioni e la visione dei gruppi coinvolti che restituiamo ai committenti e nei nostri rapporti di ricerca sia chiara, precisa, puntuale e senza distorsioni da parte nostra, al fine di preservare opzioni e scelte di tali gruppi.

2) Responsabilità nei confronti degli individui soggetto di studio, trasparenza, consenso informato, riservatezza

Ci impegniamo alla corretta comunicazione della metodologia adottata, dei motivi e degli obiettivi della ricerca e/o dell’intervento, dell’identità dei nostri committenti e/o istituzioni di cui siamo dipendenti alle persone, ai gruppi di soggetti e alle popolazioni soggetto dei nostri studi e interventi. La partecipazione, a vari livelli, delle persone alle nostre attività professionali non potrà avere carattere coercitivo, ci impegniamo a rispettare la loro volontà in caso di rifiuto a parteciparvi. Le persone saranno in ogni caso messe al corrente dei limiti e dei rischi connessi alla loro partecipazione alle nostre attività professionali (nei limiti delle conoscenze che possiamo ottenere), la loro adesione potrà essere fornita solo nella piena consapevolezza della situazione e degli effetti che potrà causare. Ci adopereremo per mantenere la riservatezza dell’identità delle persone coinvolte salvo esplicito consenso emerso dal rapporto instaurato con ogni singolo interlocutore; non potrà comunque essere concesso un grado di riservatezza maggiore di quanto è effettivamente garantito dalle leggi del paese in cui le attività professionali sono svolte. Il consenso fornito deve essere sempre conforme alle procedure fissate nell’ambito del singolo intervento/azione, preceduto dalla presentazione approfondita degli obiettivi e del contesto in cui si muove la ricerca.

3) Responsabilità nei confronti dei gruppi e delle comunità soggetto di studio e attività professionali

Dobbiamo rispetto alla dignità e all’integrità di individui, gruppi e popolazioni che possono essere coinvolte dalle nostre attività, per questo ci impegniamo ad articolare la nostra attività professionale nel pieno rispetto della molteplicità e della diversità delle comunità umane. Ci impegniamo a non accettare lavori per conto di committenti che operino espressamente contro gli interessi delle comunità ed ecosistemi coinvolti. Lavoreremo nel modo più collaborativo possibile con i diversi interlocutori e presteremo attenzione agli effetti del nostro operato nei vari contesti, anche attraverso l’uso di strumenti di valutazione del nostro lavoro e del suo impatto. Sulla base di queste premesse ci impegniamo ad affrontare tematiche e situazioni che contemplino il cambiamento e la trasformazione dei luoghi, delle comunità e delle persone coinvolte.

4) Responsabilità nei confronti dei colleghi e della comunità scientifica

Ci impegniamo a non mettere in atto azioni che possano ostacolare la ragionevole attività professionale dei nostri colleghi. Questo significa, tra le altre cose, che pur nel rispetto delle esigenze, delle responsabilità e dei legittimi interessi dei nostri committenti, ci impegniamo a non ostacolare la circolazione delle informazioni in merito ai risultati e alle metodologie impiegate nell’ambito del nostro lavoro. Ci impegniamo a non pregiudicare i rapporti tra gruppi, comunità o committenze e i nostri colleghi, né a danneggiarli in alcun modo per il perseguimento dell’interesse personale. La natura interdisciplinare del lavoro professionale ci impone di essere coscienti e rispettosi delle prospettive disciplinari, professionali, dei metodi e dell’etica di colleghi non antropologi con cui ci troviamo a collaborare. Ci impegniamo inoltre a citare e valorizzare adeguatamente il contributo dei colleghi al nostro lavoro, nessuna forma di distorsione o falsificazione sarà tollerata. I contributi dei nostri colleghi alla nostra attività professionale, in forma di pubblicazioni scientifiche o in qualunque altra forma, dovranno essere adeguatamente riconosciuti, documentati e riportati.

 

5) Impegno alla formazione continua

Riconoscendo la necessità di formazione continua per gli antropologi professionisti, l’associazione costruirà dei percorsi ad hoc anche in stretta collaborazione ad enti di ricerca pubblici e privati e/o università. Questo al fine di rendere circolare il processo di acquisizione dei saperi maturati in ambito applicativo e in quello prettamente conoscitivo. La formazione offerta ai soci, sarà aperta a studenti, stagisti e tirocinanti che potranno acquisire competenze specifiche e rilevanti per la loro crescita culturale e professionale. Gli ambiti formativi oltre al continuo aggiornamento dei suoi soci in particolare sugli strumenti/metodologie di intervento saranno individuati nel tempo mantenendo costante attenzione ai mutamenti occorsi nella società. I nostri metodi di formazione dovranno educare gli studenti anche alle responsabilità etiche connesse alla professione dell’antropologia. I contributi di studenti, stagisti e tirocinanti alla nostra attività professionale, in forma di pubblicazioni scientifiche o di qualunque altra forma, dovranno essere adeguatamente riconosciuti, documentati e riportati.

6) Responsabilità nei confronti dei committenti

Ci impegniamo a garantire ai nostri committenti e ai nostri datori di lavoro di fornire accuratamente le nostre qualifiche e le nostre competenze oltre a comunicare in modo tempestivo e costante l’avanzamento del lavoro che stiamo svolgendo per loro conto. Ci impegniamo a garantire competenza, efficienza, affidabilità, a fornire comunicazioni chiare in merito al nostro lavoro e alla natura delle nostre responsabilità professionali ad ogni committente e datore di lavoro. Ci impegniamo a riportare con chiarezza e precisione, con un linguaggio chiaro e comprensibile, la nostra attività professionale. Assumiamo l’impegno di evitare, per quanto possibile, distorsioni e soppressioni dei risultati della ricerca, della sperimentazione e degli interventi da noi condotti, ed eventuali interferenze degli enti e degli interlocutori coinvolti. Come antropologi professionali siamo spesso legati con i nostri datori di lavoro tramite diverse forme di contratto. Alla stipula del contratto di lavoro come membri dell’Associazione ci impegniamo a valutare attentamente le condizioni e gli effetti non solo immediati del nostro intervento prestando particolare attenzione a trovare con i committenti forme esplicite di uso dei materiali e delle conoscenze prodotte nel lavoro antropologico. In considerazione dell’intento divulgativo dei saperi antropologici e della volontà esplicita di rendere i risultati dell’intervento accessibili nella formazione di altri soci e ad un pubblico più vasto, l’antropologo professionista si impegna ad esplicitare questi intenti ai committenti negoziando sull’uso dei prodotti finali. Ci impegniamo altresì a non accettare impieghi che violino espressamente le nostre responsabilità etiche.

7) Responsabilità nei confronti della società di appartenenza

Alla società, in termini generali, dobbiamo il beneficio derivato dalle nostre conoscenze ed esperienze, in particolare nell’interpretazione dei sistemi socioculturali. È nostro dovere comunicare e divulgare le conoscenze maturate in merito alla comprensione della vita umana e della società nel suo significato più ampio.

8) Responsabilità nei confronti della rispettabilità disciplinare

Assumiamo la responsabilità di agire in modo non lesivo dell’immagine della professione davanti a colleghi non antropologi, a committenti e al pubblico in generale. Sarà nostro dovere sottolineare il contributo della disciplina alla comprensione dei problemi degli esseri umani. Ci impegniamo a incoraggiare l’uso della prospettiva antropologica, dove appropriato, e a raccomandare la partecipazione di altri antropologi. Ci impegniamo a contribuire alla crescita della disciplina attraverso la comunicazione, la diffusione e la pubblicazione delle informazioni scientifiche maturate nei nostri ambiti professionali, incluse teorie, processi, metodi e tecniche utilizzate.

Approvato all’unanimità durante l’Assemblea Generale di ANPIA.

Bologna, 06/02/2016

[1] D’ora in poi, per non appesantire oltremodo il testo, si farà riferimento al termine generico antropologo intendendo con questo tutte le varianti di genere.

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